5 maggio 2012

Niccolò Ammaniti - Ti prendo e ti porto via

Autore: Niccolò Ammaniti
Titolo: Ti prendo e ti porto via
Anno: 2000
Casa Editrice: Mondadori
Pp: 462
Genere: Narrativa








Ebbene, eccomi arrivato all'ultimo romanzo che mi rimaneva da leggere di Ammaniti (molti non si ricorderanno del mio acquisto in blocco di tre suoi romanzi a pochissimo prezzo). Ti prendo e ti porto via sarebbe dovuto essere il romanzo che avrebbe consacrato o meno Ammaniti come uno dei miei scrittori preferiti. Beh, posso dire che mi ha conquistato. A dire il vero mi aspettavo qualcosa di tremendamente coinvolgente come la storia di Come Dio Comanda, ma alla fine l'ho preso come romanzo a sè.
Ancora una volta l'attenzione è puntata su un bambino e le ingiustizie che gli si riversano addosso. Pietro è un bambino bravo, diligente, educato, con il suo sogno nel cassetto, ma soprattutto è -ovviamente- una vittima. Il suo carattere timido e chiuso, un pò pauroso, non gli permette infatti di affrontare le situazioni come dovrebbe, lasciandosi coinvolgere in cose che diventano più grandi di lui e di chi l'ha messo in mezzo. Chiaramente non dirò nulla di più, nemmeno sulla storia. Lascio le sorprese a chi vuole leggere il libro.
La peculiarità di Ammaniti è il suo saper creare una serie di storie parallele, su piani diegetici completamente diversi, che però si riuniscono in un unico epilogo alla fine (soprattutto in questo romanzo, tra quelli che ho letto). E troviamo la professoressa di italiano di Pietro, Flora, con i suoi problemi, ma che apre il suo cuore a Graziano, uno sciupafemmine che sembra trovare proprio nella docente del piccolo protagonista il pilastro della sua vita. Ma quando torna da lui la sua vecchia fiamma, Erica, succede che... Lo saprete. Almeno lo spero per voi.
A farne le spese dei loro errori sono un pò tutti "i buoni" alla fine. Mentre "i cattivi" vedono un futuro tranquillo. Infatti, la conclusione non sembra essere felice, come quelle a cui siamo abituati solitamente. Ma... c'è un ma. Ci sarà un motivo se finalmente Pietro si lascia alle spalle la sua famiglia disastrata, con i genitori disattenti e il fratello fallito. Se ad un tratto, qualcosa cambia nella sua vita.
Finalmente sono libero e non devo avere paura che le mie azioni possano farmi piovere colpe che non ho, con la conseguenza di essere picchiato da quell'ubriacone di mio padre. Oh, mi sento Pietro. Non posso pensare di essere un bambino, devo andare da Flora e dirle che voglio stare con lei per sempre. Ma appena penso anche solo alle cinque lettere che compongono quel nome, sono assalito da dolore e rimorso. Sono stato uno stupido a rincorrere sogni futili e desideri sessuali e... Stop. Io non sono Graziano! Devo continuare a essere me stessa, chiudermi oltre la mia barriera che mi separa dal mondo e non concedermi più a nessuno. Perchè se lo faccio poi tutti se ne approfittano dei miei sentimenti e mi lasciano di nuovo sola... Da quando sento miei i problemi di Flora (e, wow!, ho le tette anche, ricordavo di essere uomo!)?
Diamine è l'effetto Ammaniti. Solo lui riesce a farci impersonare ognuno (beh, quasi tutti) dei suoi personaggi. Fantastico. E, ancora una volta, il suo stile riesce. Sembra che stia dialogando con noi, in modo semplice e diretto. Quando ci dice una cosa che non ci sta bene, vorremmo mollargli un pugno, ma se qualcuno ci vedesse dare un cazzotto ad un libro ci prenderebbe per idioti. Però Ammaniti ci vomita addosso quella stessa realtà in cui noi stiamo stati vomitati il giorno della nostra nascita. E' sottile la linea che separa la finzione dalla realtà. E, alle volte, tutti vorremmo evadere in un mondo immaginario, vero? Speriamo solo che sia più bello.

Dr. Jekyll

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